Dal vino dimenticato alla rinascita
Quando pensate al Lago di Como probabilmente vi vengono in mente il lusso, le ville storiche, il panorama mozzafiato... Ma forse non sapete che queste sponde hanno alle spalle una tradizione vitivinicola davvero antica, fatta di passione e grandi storie di riscatto. Proprio qui, tra montagne e acqua, il vino ha conosciuto secoli di gloria, seguiti da colpi duri... e ora sta vivendo il suo piccolo grande revival.


C’era una volta il vino lariano
Sulle colline di Como si coltivava vite già in epoca romana. Pare che persino Tolstoj, dopo un soggiorno sulle alture di Tavernola, scrivesse di vigne che coloravano i pendii e di grappoli usati anche per curarsi. Per secoli il vino lariano era leggero, fresco, “di casa”, perfetto per le tavole della zona.

Il doppio colpo: fillossera e seta
A metà Ottocento la viticoltura comasca subisce un doppio colpo: la fillossera, insetto che devasta le radici delle viti europee, fa scomparire in pochi anni intere vigne; contemporaneamente la moda della seta spinge a riconvertire i terreni ai gelsi per l’allevamento dei bachi. In breve tempo secoli di cultura vinicola comasca vengono cancellati.

Dal declino alla rinascita
Dopo decenni di abbandono, giovani produttori e cantine storiche stanno riportando in vita la viticoltura artigianale, soprattutto nell’alto lago, vicino a Domaso. Qui il microclima regala vini dal carattere unico: il Domasino, fresco e profumato, la Verdesa, bianco autoctono delicato, e rossi da Merlot e Sangiovese.
Dal 2008 la denominazione Terre Lariane IGT tutela i vini delle province di Como e Lecco. Oggi si riscoprono vitigni storici e si sperimenta con tecniche innovative, come gli affinamenti subacquei: bottiglie lasciate maturare nelle profondità del lago.